Prospettive d'investimento 2025
Introduzione
Ad Alpian, ci impegniamo per offrirti il meglio di due mondi: strategie della stessa qualità di quelle delle banche private, senza i loro costi astronomici. Non siamo un robo-advisor: dietro al nostro processo di investimento e al tuo portafoglio c’è un team di professionisti esperti. Lavoriamo spesso dietro le quinte, perciò questa comunicazione è il nostro modo di mostrare che siamo qui, ci impegniamo e ci teniamo.
Questa relazione completa le nostre regolari pubblicazioni sugli investimenti, come la nostra newsletter, offrendo un maggiore approfondimento riguardo il nostro processo di investimento, i nostri risultati del 2024 e le nostre previsioni per il 2025.
Nonostante i contenuti siano più dettagliati ed elaborati rispetto ai nostri soliti aggiornamenti, riconosciamo il bisogno di soddisfare diversi tipi di clienti. Come sempre, i nostri consulenti sono qui per aiutarti ad orientarti ed a interpretare gli approfondimenti di mercato. Speriamo che questa relazione ti offra la stessa sicurezza che abbiamo noi mentre affronti il 2025.
Noi non facciamo pronostici, e tu?
Il 2024 ha sorpreso persino gli analisti più esperti. Mentre la maggior parte delle più grandi banche e istituzioni finanziarie avevano anticipato un mercato azionario modesto, l’indice S&P 500 ha superato tutte le aspettative, con un incredibile aumento del 25%. Questo aumento, il più sostanzioso nel periodo di due anni consecutivi dalla fine degli anni Novanta, ha sottolineato il distacco tra le previsioni dei teorici più cauti e un mercato spinto da fattori inaspettati.
Il nostro team ha fatto un lavoro migliore nel prevedere il 2024? La risposta è no, dato che affrontiamo la nostra abilità di prevedere il futuro con umiltà. Come ha notoriamente detto Niels Bohr, premio Nobel per la fisica e padre del modello atomico, “È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro!”. Una maggiore considerazione è che ci sono due motivi fondamentali per i quali anche noi evitiamo completamente le previsioni:
In primis, le previsioni spesso aggiungono poco valore effettivo. Gli studi dimostrano come l’accuratezza degli analisti di Wall Street si aggiri intorno al 48%, non meglio del lancio di una monetina. Costruire una strategia di investimento solida su basi così incerte è tutt’altro che sicuro.
In secondo luogo, le previsioni spesso portano a un fenomeno noto come intensificazione dell’impegno, che rappresenta un rischio significativo per l’andamento di un portafoglio.
Crediamo, piuttosto, che il ruolo di un gestore di asset non sia quello di prevedere, ma di adattarsi. Si comincia con una strategia di base resiliente e completa, per poi adattarla allo sviluppo di eventi specifici.
Questo approccio ha dato frutti nel 2024?
La risposta breve è sì. Tramite adattamenti strategici, abbiamo aggiunto valore alle nostre prestazioni. Nonostante il senno di poi riveli opportunità di miglioramento, abbiamo rispettato il nostro impegno: conseguire prestazioni in linea con i mercati, sostenute da una forte attenzione sulla gestione del rischio. Approfondiremo ancora di più questo concetto in una sezione dedicata di analisi delle nostre prestazioni nel 2024.
Detto ciò, le previsioni non sono da evitare del tutto. Ogni decisione di investimento comporta la formazione di una visione sul futuro, una forma implicita di previsione. E siamo onesti: prevedere aiuta ad affrontare i normali dubbi che possono avere le persone al momento di affidare i propri soldi a dei gestori. Dubbi come “Come ti muoverai nel prossimo anno? Posso avere fiducia del fatto che tu abbia un piano solido?”, che sono fondamentali per costruire un rapporto di fiducia.
È per questo che, in questa edizione, condivideremo degli spunti su come pensiamo di affrontare il 2025. Piuttosto che fare previsioni specifiche, ci concentreremo su fattori chiave che probabilmente influiranno sull’andamento dei portafogli quest’anno.
Le prestazioni di Alpian nel 2024: un riepilogo
Prima di tutto: uno sguardo critico al 2024, un anno che si è dimostrato impegnativo da affrontare. Nel complesso, abbiamo offerto prestazioni ampiamente in linea con le aspettative. I portafogli più conservativi hanno affrontato maggiori ostacoli a causa di una volatilità maggiore di quanto anticipato nei mercati obbligazionari e della nostra più ampia esposizione internazionale rispetto alla maggior parte dei nostri omologhi. D’altro canto, siamo riusciti con successo a mantenere il controllo con portafogli più aggressivi.
I portafogli con una strategia equilibrata hanno portato un forte rendimento del 5,47% nell’anno appena finito. Nonostante questo dato sia leggermente al di sotto della media del settore del 6,46%, è importante sottolineare come, nel 2023, abbiamo superato di quasi il doppio il rendimento medio del 3,27%, arrivando al 6,27%.
Complessivamente, secondo Performance Watcher, una piattaforma indipendente che monitora le prestazioni dei gestori di asset in Svizzera, una strategia equilibrata ha portato a un rendimento medio netto del 12,10% negli ultimi due anni, superando il 9,89% della media dell’industria.
Scomponendo le fonti delle prestazioni, la maggior parte dei rendimenti sono arrivati dalla nostra esposizione ai mercati globali, il che è un risultato positivo, dato che si allinea ai presupposti di base del nostro processo di investimento. Il nostro obiettivo principale è quello di offrire un accesso diversificato alla crescita economica globale. Tuttavia, abbiamo subito l’impatto negativo dei cambiamenti dei tassi di interesse e dell’impennata degli USA nella seconda metà dell’anno. È importante ricordare che la nostra politica è implicitamente quella di limitare i rischi.
Gli adattamenti strategici che abbiamo effettuato hanno aggiunto valore nel corso dell’anno. Le nostre allocazioni ridotte su criptovalute e oro, insieme a una posizione sottoponderata in obbligazioni indicizzate all’inflazione e in azioni dell’area Asia-Pacifico, hanno portato a risultati robusti. Al contrario, il nostro eccesso sui titoli dei mercati emergenti e difetto sulle azioni europee sono stati meno vantaggiosi. Nonostante ciò, le prestazioni positive delle nostre posizioni vincenti sono prevalse sull’impatto di quelle al di sotto delle aspettative.
Con risultati consistenti, un processo controllato e delle basi solide dal 2024, guardiamo al 2025 con fiducia. La nostra attenzione rimane su diversificazione, adattabilità e sfruttamento delle opportunità globali, per continuare ad offrire ai nostri clienti risultati importanti.
Verso il 2025
I problemi evidenti
Quando affrontiamo la gestione dei portafogli, il nostro primo istinto è quello di chiederci quali siano i problemi evidenti. Quali sono i fattori fondamentali che modelleranno l’andamento di uno specifico portafoglio, sia esso pensato per un investitore cauto o per un individuo più tollerante al rischio? Da questa base, possiamo poi identificare e analizzare gli elementi che influenzano questi fattori.
Allocazione dei beni: il motore principale delle prestazioni
Il fattore principale che influenza l’andamento di un portafoglio è la combinazione di asset che contiene. Sul lungo termine, l’allocazione dei beni è il principale elemento determinante della variabilità dei rendimenti.
Nonostante la selezione delle azioni e le tempistiche del mercato possano influenzare i risultati sul breve termine, è la distribuzione degli investimenti attraverso diverse classi di beni (azioni, obbligazioni, beni immobili e alternative) che rappresenta circa l’80% della variabilità dei futuri rendimenti.
Questo non vuol dire rigettare l’impatto della scelta delle azioni (stock picking). Nel 2024, per esempio, possedere azioni NVIDIA piuttosto che Intel avrebbe cambiato notevolmente i risultati. Tuttavia, ad Alpian, non ci dedichiamo allo stock picking, e c’è un buon motivo. Le probabilità sono contro gli investitori: solo 1 azione su 3 supera, in media, il proprio indice. Inoltre, le perdite dovute a scelte sbagliate sono spesso maggiori dei guadagni di quelle vincenti.
Invece, continuiamo a focalizzarci sull’allocazione dei beni, il che ci permette di concentrarci sui fattori che hanno più impatto sulle prestazioni all’interno di ogni classe di asset, in particolare azioni e obbligazioni, che formano il fulcro dei nostri portafogli.
Allocazione geografica: fondamentale per gli andamenti delle azioni
Nel mondo delle azioni, l’allocazione geografica è una degli elementi più importanti da non sbagliare. Il 2024 non ha fatto eccezione. Infatti, l’allocazione del capitale, per esempio in azioni USA o svizzere, ha avuto un impatto sostanziale sulle prestazioni globali. Scegliere la giusta esposizione geografica nel 2025 avrà di nuovo un’influenza significativa sui rendimenti.
Tassi d’interesse: il motore principale delle obbligazioni
Sul fronte delle obbligazioni, i tassi d’interesse sono il fattore determinante degli andamenti, mentre il rischio di credito gioca un ruolo secondario. Nel 2024, mentre le banche centrali adattavano le loro politiche a ritmi diversi, le disparità sono diventate chiare: per esempio, tra i titoli svizzeri e quelli statunitensi. Queste differenze sottolineano l’importanza del monitoraggio delle tendenze delle politiche monetarie e il conseguente adattamento ad esse.
Rischio di cambio: un fattore silenzioso ma diffuso
Un altro fattore, spesso sottostimato ma comunque influente, è il rischio di cambio. Per gli investitori svizzeri, affrontare le sfide di una valuta di riferimento forte è particolarmente importante. Le fluttuazioni valutarie possono amplificare o diminuire i rendimenti, spostando spesso i portafogli in una direzione o in un’altra in modo significativo.
L’allocazione dei beni, la diversificazione geografica, la sensibilità ai tassi d’interesse e il rischio di valuta sono i fattori determinanti su cui ci concentriamo per l’ottimizzazione delle prestazioni di un portafoglio.
Una lente sul 2025
Con queste basi poggiate, possiamo iniziare ad approfondire maggiormente. Quali sono le questioni che dobbiamo affrontare per formare una visione coerente? Come possiamo contestualizzare le sfide e gli eventi del 2025 per prendere decisioni consapevoli?
Ecco i principali dubbi che attualmente stanno occupando i nostri pensieri:
Allocazione dei beni: Dopo un forte 2024 e un 2023 altrettanto robusto, le azioni si sono già spinte troppo in là? Dovremmo considerare un ridimensionamento del rischio o dovremmo mantenere un’allocazione neutra tra azioni e obbligazioni? Possiamo ancora contare su oro e criptovalute per diversificare?
Diversificazione geografica: Le azioni statunitensi hanno superato la maggior parte dei mercati. Dovremmo continuare ad affidarci al dominio degli USA, sostenuto dalla rielezione di Trump? O anche altre regioni potrebbero riscattarsi?
Tassi d’interesse: Durante l’anno appena concluso abbiamo affrontato diverse politiche monetarie, con tassi in discesa in Svizzera e in salita negli USA. Nel 2025, possiamo aspettarci un’inversione di tendenza o una maggiore divergenza?
Valute: Cosa succederà al franco svizzero nel 2025? La sua forza persisterà? E che impatto potrebbe avere sui rendimenti dei portafogli?
Affrontiamo ognuno di questi dubbi, sperando che questo ti dia una chiara immagine di come pensiamo di approcciarci al 2025.
Qualcuno ha detto “bolla”?
“Gli alberi non crescono fino al cielo”, come dice il proverbio. Dopo due anni di rendimenti stellari, con azioni come quelle di NVIDIA a infrangere ripetutamente ogni record, è normale chiedersi se questa tendenza sia sostenibile. La parola “bolla” è già stata lanciata dagli analisti più pessimisti. Ma i mercati azionari sono davvero in una bolla? Oppure si sono semplicemente spinte abbastanza lontano da farci considerare un riadattamento delle nostre strategie di allocazione?
La nostra valutazione iniziale è che il mercato, nel suo insieme, non sia in uno stato di bolla. Nonostante certi settori si siano indubbiamente surriscaldati, questo non vale su tutti i livelli.
Per spiegare le basi su cui si poggia la nostra osservazione, prima è essenziale identificare le principali caratteristiche di una bolla. Nel corso del tempo, le bolle che hanno scosso il mercato hanno spesso mostrato tratti in comune che possiamo identificare e analizzare:
Dei rapidi aumenti dei prezzi con un chiaro discostamento dai valori fondamentali
La sopravvalutazione dei prospetti di crescita futuri insieme a una cattiva valutazione del rischio
Un’ampia partecipazione ai mercati, inclusi investitori con meno esperienza
La mentalità di gregge, spesso amplificata da un eccessivo entusiasmo da parte dei media
Un controllo regolamentare insufficiente
Un forte affidamento alle leve finanziarie
Quella sul discostamento dai valori fondamentali è una domanda legittima. Negli ultimi anni, molti mercati hanno offerto prestazioni ottime nonostante le economie mostrassero una crescita soltanto modesta. I mercati del lavoro nella maggior parte dei Paesi sviluppati rimangono stabili. Le aziende hanno registrato una solida crescita degli utili, ma questo ha portato a valorizzazioni elevate. Per esempio, il rapporto prezzo-utili (P/E) dell’indice S&P 500 è attualmente a 27, notevolmente sopra la sua media storica. Inoltre, l’eccesso normativo del settore finanziario ha reindirizzato il capitale verso zone dell’ecosistema meno trasparenti e scarsamente controllate. Perciò, ci sono motivi di preoccupazione.
Tuttavia, questi problemi sono ampiamente concentrati negli Stati Uniti e in una manciata di azioni che hanno spinto l’andamento del mercato, così come qualche criptovaluta. La maggior parte delle azioni, sia negli USA che nel resto del mondo, non hanno visto tutta questa crescita. Per esempio, il commercio dei titoli small cap statunitensi è più o meno agli stessi livelli di tre anni fa.
La partecipazione al mercato è ampia in alcune compravendite affollate, ma quasi assente in altre parti del mercato. Inoltre, i tassi d’interesse più alti hanno reso le leve finanziarie più costose, intensificando i comportamenti speculativi.
Questo ci mostra come non stiamo affrontando una bolla di mercato generalizzata. Persino se i settori più caldi del mercato dovessero essere soggetti a una correzione, il che è uno scenario plausibile, altre zone del mercato potrebbero rimanere resilienti e aiutare a stabilizzare la situazione generale.
Anche le alternative hanno le loro sfide. Spostare una parte delle quote azionarie su asset percepiti come “sicuri” come le obbligazioni comporta dei rischi, specialmente in un momento di incertezza sulle politiche delle banche centrali.
In questa fase, rimaniamo più a nostro agio con un’allocazione ponderata sui punti di riferimento, affidandoci alla diversificazione per affrontare le potenziali turbolenze. Ovviamente, siamo pronti per adattare la nostra allocazione in modo più deciso se i mercati dovessero mostrare segni di surriscaldamento. Ma, per ora, questo rimane il nostro scenario di base.
La nostra posizione: Caldo, ma non troppo, e non ovunque. Un’allocazione ponderata sui punti di riferimento è un buon modo per iniziare l’anno.
Puntiamo doppio sugli Stati Uniti?
Dopo aver guadagnato il 25% nel 2024, dopo un altro 25% nel 2023, il mercato azionario USA sembra essere implacabile. Il dominio delle azioni statunitensi negli ultimi decenni può essere attribuito a una serie di vantaggi competitivi: elevata produttività, mercati finanziari efficienti, una cultura imprenditoriale e altro ancora. Questa forza economica si è spesso tradotta in un andamento dei mercati migliore di quanto ci si aspettasse.
Perciò, non è una sorpresa che le azioni USA rappresentino ora il 73% dell’Indice MSCI World, nonostante costituiscano appena il 26% del PIL globale. La rielezione di Trump ha alimentato ancora di più l’ottimismo tra i partecipanti al mercato.
Ma questa tendenza positiva è davvero inarrestabile? E gli investitori dovrebbero lasciar perdere del tutto il resto del mondo?
Prima, bisogna esaminare cosa significa una nuova era Trump per i mercati statunitensi. In sintesi, il suo ritorno riunisce misure pro-crescita e politiche protezioniste. Sulla carta, questo potrebbe creare un ambiente fertile per una tendenza ancor più verso l’alto dei mercati USA. Tuttavia, anche questa strategia ha i suoi rischi:
Ci si aspetta che i tagli delle tasse alle imprese aumenteranno i profitti delle aziende, supportando indici come S&P 500. Ma questi tagli portano con sé il rischio di un aumento del deficit fiscale, cosa che rievoca il suo primo mandato.
Le politiche protezioniste, inclusi i dazi fino al 60% sulle importazioni dalla Cina e le minacce verso altri partner commerciali, stanno disturbando le catene di distribuzione, obbligando le aziende ad adattarsi. Queste tensioni commerciali probabilmente aumenteranno la volatilità del mercato, come mostrato dall’indice VIX, e potrebbe fare pressione sulla stabilità del dollaro se i deficit dovessero degenerare.
Gli investimenti pianificati sulle infrastrutture potrebbero dare una spinta a settori come quello delle costruzioni e delle industrie pesanti, mentre la liberalizzazione dei combustibili fossili e delle criptovalute potrebbe stimolare una crescita in queste aree. Tuttavia, queste politiche possono andare a discapito degli investimenti sostenibili, come si è visto nel precedente mandato.
In sintesi, le politiche del 2025 di Trump sono ampiamente positive per l’economia statunitense, tuttavia, molto dipenderà dalla sua abilità di adottarle efficacemente.
Nonostante il ritorno di Trump possa ispirare ottimismo nei mercati USA, potrebbe introdurre delle incertezze per l’economia globale. Canada, Europa, Giappone, Messico, ecc.: la lista di Paesi che potrebbero essere influenzati dalla strategia commerciale del Presidente degli Stati Uniti è lunga.
E alcune zone come l’Europa stanno già affrontando le loro sfide personali. Crescita lenta, sfide di competitività a lungo termine... I pesi massimi dell’UE la tirano per le lunghe, visto l’esempio della Germania, che è in recessione da due anni. L’unica speranza degli investitori giace nella possibilità che la BCE abbassi i suoi tassi di riferimento prima di quanto previsto, per far ripartire l’economia. La storia è simile in Giappone.
Gli investitori stanno evitando anche la Cina. La metà degli anni 2000 ha segnato il picco del mercato azionario cinese, spinto dall’era dell’iperglobalizzazione. Oggigiorno, tuttavia, la tendenza della deglobalizzazione presenta fattori sfavorevoli per le azioni cinesi. Come economia ancora fortemente dipendente dalle esportazioni, la Cina deve affrontare sfide sempre più difficili, dal protezionismo e dagli spostamenti delle catene di distribuzione, mettendo sotto considerevole pressione il loro modello di crescita basato sull’export.
Ad aggravare queste pressioni esterne ci sono i problemi domestici: una crisi immobiliare prolungata, un elevato debito governativo locale e deboli spese da parte dei consumatori. Insieme, questi fattori creano un potente mix che scoraggia gli investitori dal dedicarsi a questa regione.
Ma possiamo davvero ignorare un Paese che costituisce il 19% del PIL globale? Mentre le politiche di Trump portano incertezza, Xi Jinping offre stabilità e le recenti iniezioni di liquidità da parte del governo sono tangibili.
Inoltre, in una battaglia di dazi tra gli USA e la Cina, chi rischia di più di perdere? Tieni a mente che il 40% delle esportazioni della Cina agli Stati Uniti consiste in componenti elettronici fondamentali, mentre il 40% degli utili delle aziende statunitensi arriva dai mercati d’oltreoceano.
Crediamo che le azioni cinesi abbiano ancora posto in un portafoglio diversificato, insieme ad altri mercati emergenti come India e Vietnam, che stanno guadagnando popolarità tra gli investitori come Paesi che diversificano sempre più le loro catene di distribuzione.
Nel complesso, ci sembra che l’impatto delle politiche di Trump sia solo parzialmente sovrastimato in molte regioni e potrebbe persino essere sopravvalutato negli Stati Uniti.
Alla luce di questo, il nostro approccio per il 2025 sarà quello di iniziare dai punti di riferimento, che già comprendono una sostanziale porzione di asset in azioni USA, ed effettuare correzioni strategiche per capitalizzare sulle inefficienze e gli eccessi del mercato.
Tuttavia, non ci sono motivi impellenti per deviare significativamente dai punti di riferimento in questa fase, specialmente dato che la diversificazione internazionale si è dimostrata una strategia preziosa negli anni recenti come il 2022 e il 2023. D’altronde, le crisi tendono a non avvenire simultaneamente in tutte le regioni del mondo.
La nostra posizione: Restare ancorati al campo base effettuando correzioni strategiche per sfruttare le opportunità geografiche a breve termine e capitalizzare sulle inefficienze e gli eccessi del mercato.
Quando le banche centrali non aiutano
Le obbligazioni vengono tradizionalmente considerate l’angolo sicuro di un portafoglio, ma, negli ultimi tre anni le eccezioni hanno superato la regola. Le azioni aggressive delle banche centrali per frenare l’inflazione hanno colpito duramente gli investitori obbligazionari. L’aumento dei tassi d’interesse ha spinto i prezzi delle obbligazioni verso il basso, lasciando gli investitori in balia della tempesta in attesa di un’inversione di tendenza. Invece, hanno trovato una nuova sfida: la fine delle indicazioni prospettiche.
Le banche centrali, che prima calmavano i mercati con le loro parole, sembrano ora navigare a vista. Questo cambiamento ha portato o a un approccio iperdipendente dai dati, creando un’insopportabile suspense con rilasci d’inflazione mensili, oppure a inversioni di marcia inaspettate nelle politiche, come ci ha fatto vedere la Banca Nazionale Svizzera (BNS) nel 2024.
Nonostante i mercati abbiano ampiamente digerito gli inaspettati tagli ai tassi d’interesse da parte della BNS, C’è ancora qualcosa di strano riguardo questa mossa. Perché una decisione così rapida? Se escludiamo la possibilità di una politica errata (il nostro ruolo di gestori dei beni è quello di adattarsi, non di criticare), emerge un’altra spiegazione: o la BNS ha dei programmi diversi, oppure vede rischi che noi non vediamo. Sarà forse uno sforzo aggressivo per indebolire il franco svizzero? Le crepe nell’economia domestica si stanno espandendo? E questa apparente calma nel settore immobiliare e in quello bancario è davvero rassicurante?
Ciò che è chiaro è che le indicazioni prospettiche non sembrano essere una priorità per la BNS nel 2025: la loro conferenza stampa riguardante i tagli è stata quantomeno enigmatica. Sappiamo che gli interessi negativi sono di nuovo una possibilità per il 2025, ma non sappiamo perché.
Dall’altra parte dell’Atlantico, le banche centrali rimangono incerte sul percorso dei tassi d’interesse. Per ora, siamo in linea con il diagramma a punti della Fed, che suggerisce una modesta diminuzione dei tassi nel 2025. Questo potrebbe offrire un po’ di sollievo e una spinta per i portafogli obbligazionari.
In Europa, la prospettiva sembra essere più chiara. La BCE ha praticamente offerto ai mercati un piano d’azione riguardo i futuri tagli, fornendoci un raro momento di prevedibilità in un ambiente altrimenti turbolento.
In sintesi, le obbligazioni rimangono un componente essenziale di un portafoglio, ma sono accompagnate da un’incertezza più grande che mai. Riguardo l’attesissima inversione negli USA, sarà fondamentale avere pazienza. La diversificazione rimane la nostra strategia più forte, dato che le scommesse mal programmate sui tassi d’interesse potrebbero costare caro.
La nostra posizione: Con la pazienza e il tempo si ottiene di più che con la forza e la rabbia. L’approccio delle banche centrali ha reso la speculazione sui tassi d’interesse di gran lunga troppo volatile perché questa possa essere una strategia affidabile.
La nostra valuta, il tuo problema
La forza del franco è sempre stata un’arma a doppio taglio per gli svizzeri. Da un lato, aiuta l’economia ad assorbire le pressioni inflazionistiche in modo naturale e aumenta il potere d’acquisto quando si viaggia all’estero. Dall’altro lato, rappresenta una sfida per gli esportatori e rende più complicati i guadagni sugli investimenti.
La tendenza negli ultimi 20 anni è chiara. Se un investitore statunitense avesse investito in azioni USA 50 anni fa, avrebbe goduto di un rendimento annuale dell’11,9%. Tuttavia, lo stesso investimento fatto in CHF da un investitore con sede in Svizzera avrebbe fruttato solo un 9,5% l’anno. In altre parole, si perde in media un 2,4% l’anno a causa della valorizzazione del franco svizzero rispetto al dollaro statunitense. Facendo la somma, questa differenza è sconcertante: 18.290,13 CHF rimasti sul tavolo nel corso di 50 anni. La storia è simile per altre valute.
Questo sottolinea l’importanza di compensare il rischio di cambio. Tuttavia, questa copertura ha un costo e, per rendere tutto ancor più complicato, i movimenti delle valute non sono consistenti. Per esempio, mentre il USD ha perso il 9% rispetto al CHF nel 2023, il 2024 ha visto risultati diversi, con un guadagno dell’8% del USD rispetto al CHF.
L’anno scorso, abbiamo gradualmente aumentato la nostra esposizione al USD prima dell’elezione di Trump, ma questa rimane una mossa strategica. Mancano sufficienti prove per pensare che una tendenza di 50 anni, che persino la Banca Nazionale Svizzera ha avuto difficoltà a contrastare, stia per invertirsi.
Ci sono diverse ragioni strutturali dietro la forza del franco svizzero, che vanno dalla relativa immunità della Svizzera all’inflazione, passando per la resilienza della sua economia, per arrivare fino alla stabilità del suo sistema politico.
Nonostante sia difficile attribuire questa forza ad un singolo fattore, una cosa è chiara: per avere un franco svizzero strutturalmente indebolito rispetto al dollaro e all’euro, dovrebbe esserci un cambiamento in questi fattori di base o la comparsa di nuove dinamiche. Dei potenziali elementi scatenanti per un cambiamento di questo genere potrebbero includere:
Un persistente differenziale di tasso di interesse tra le valute.
Una Svizzera che diventi meno stabile politicamente rispetto ai suoi omologhi.
Una perdita di competitività rispetto all’Europa.
Dei fattori esterni, come la comparsa di un nuovo ordine globale o un nuovo sistema di pagamento.
Qual è la probabilità che questi cambiamenti avvengano?
Nonostante non possiamo escludere completamente scenari come l’instabilità politica o un aumento dell’inflazione in Svizzera rispetto all’Europa, questi rimangono comunque eventi relativamente improbabili, almeno per ora.
Detto ciò, una perdita della competitività non può essere esclusa completamente. Per esempio, la Svizzera ha affrontato sempre più difficoltà nello stringere accordi bilaterali con l’Europa, e la sua credibilità come Nazione neutrale ha subito un colpo in seguito alla guerra tra Russia e Ucraina.
In più, l’ascesa delle valute digitali potrebbe dimostrarsi una minaccia sul lungo termine. Tuttavia, queste sono tendenze lente ed è più probabile che il loro impatto immediato risulti in un franco svizzero solo leggermente meno robusto piuttosto che in una drastica svalutazione.
Ovviamente, fattori esterni come gli interventi attivi della Banca Centrale Svizzera (BNS) sui mercati valutari e il potenziale impatto di un pacchetto commerciale da parte di Trump potrebbero anch’essi giocare un ruolo importante. Nonostante queste considerazioni, rimaniamo fiduciosi nel mantenere coperta una parte dell’esposizione alle valute straniere.
La nostra posizione: Mantenere una copertura parziale dall’esposizione alle valute straniere.
Conclusione
In questa relazione, abbiamo condiviso con te il nostro processo riflessivo, con la speranza di offrirti la consapevolezza di cui hai bisogno per approcciarti ai mercati quest’anno.
Le previsioni non fanno per noi. Piuttosto, ci affidiamo ad un approccio altamente analitico per la costruzione dei portafogli. Il nostro motto d’investimento dice tutto: “Niente prodotti raffinati, niente costi eccessivi e niente rischi non necessari”.
Il nostro ruolo è quello di agire da intermediario chiaro e diretto tra te e i mercati finanziari. Qualsiasi cosa porterà il 2025, siamo pronti per affrontarne le sfide e rimarremo concentrati sull’offrirti i migliori risultati possibili per i tuoi investimenti.
Informazioni importanti
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Le informazioni contenute in questo documento sono fornite a scopo puramente illustrativo e non costituiscono raccomandazioni di investimento, offerte o invito a comprare o vendere titoli o altri strumenti finanziari. Le opinioni espresse sono quelle di Alpian alla data di pubblicazione e sono soggette a cambiamenti senza preavviso.
Gli andamenti passati non sono una garanzia di risultati futuri. Gli investimenti prevedono del rischio, inclusa la possibile perdita di capitale. Prima di prendere qualsiasi decisione di investimento, si raccomanda la consultazione di un consulente finanziario indipendente per assicurarsi che gli investimenti siano adatti alla propria situazione personale e ai propri obiettivi finanziari.
Alpian declina ogni responsabilità per la precisione, la completezza o l’attualità delle informazioni fornite in questo documento. Ogni utilizzo di queste informazioni è a proprio rischio.
Le prestazioni dei mandati di investimento non sono garantite e potrebbero perdere di valore.